venerdì 19 aprile 2019

#17 Gli sbagli

Gli sbagli

Come ancore
inchiodano
ai fondali deserti
della solitudine.
Fuori va una stagione
e con essa la vita
e come da un mare
le ascolti e le guardi passare –
ma come smorzato
è il rumore
del loro andare
dal flutto che sovrasta e separa –
come stinto
il colore
del loro migrare
dalla schiuma che cela e confonde...
Non ne hai che barbagli,
ne scorgi a tratti abbagli.
Colma l'anima il solo
peso dei tuoi sbagli.

Susanna Contadin
9 giugno 2009


A volte la vita ci sembra giunta ad un punto morto e di questo incolpiamo decisioni sbagliate che ci condannano alla solitudine e all'infelicità. In questa poesia parlo delle conseguenze di tali sbagli attraverso una serie di immagini marine: come ancore, i nostri errori ci bloccano nei fondali della tristezza,  mentre intanto, stagione dopo stagione, ci scorre intorno una vita distante che non riusciamo ad afferrare. I flutti e la schiuma delle nostre paure ci impediscono infatti di appropriarcene e di apprezzarne i suoni ed i colori, relegandoci al ruolo di spettatori. Della vita che va senza attenderci percepiamo soltanto qualche cenno, ma anche allora l'anima rimane ferma, troppo appesantita dal ricordo dei suoi sbagli per potersene liberare ed andare avanti.

mercoledì 17 aprile 2019

#16 Specchio di Malinconia

Specchio di Malinconia

Cade sui miei giorni
la Malinconia
come una goccia su uno specchio –
su uno specchio
che la moltiplica in riflessi
mille volte uguali a sé stessi –
su uno specchio
porto all'anima da quella
Tristezza di Solitudine ancella.

Susanna Contadin
25 maggio 2009


C'è un gioco di rimandi in questi versi abitati da personificazioni negative: tristezza e solitudine rendono la malinconia una goccia che si espande specchiandosi in se stessa, mentre rime e ripetizioni sottolineano l'aspetto sempre uguale dei momenti dominati dalle loro presenze.

#15 Come sfiorito giardino

Come sfiorito giardino

Come sfiorito giardino
è l'anima mia –
sono i suoi sogni farfalle
che cercano petali e tristi van via.
Come sfiorito giardino
che le tempeste
non posson oltre abbruttire,
sol le sue vestigia render più meste.

Susanna Contadin
25 maggio 2009


È una poesia che parla per immagini e rime negative: da un giardino dai fiori appassiti, simbolo di un'anima affranta, si allontanano delle farfalle che non vi trovano i fiori di cui nutrirsi, proprio come i sogni abbandonano chi non sa più coltivarli. Le tempeste della vita sembrano avvicinarsi, pronte ad infierire col loro carico di tristezza su ciò che ci rimane e già sembra non appartenerci più. 

#14 Parole

Parole

Sto qui sola con la sola
speranza che anche tu
aspetti da me una parola
e intanto
urlate o sussurrate,
scagliate a graffiare
l'anima o solo
pronunciate –
quante parole intorno a me,
ma ancora non c'è
quella tua di comprensione e di
consolazione –
quella di te che sapresti capire
questa voglia di piangere all'imbrunire.

Susanna Contadin
23 maggio 2009


Questi versi racchiudono la solitudine di quando si avrebbe bisogno di qualcuno pronto a comprendere i nostri momenti di sconforto e fragilità... ma questo qualcuno, purtroppo, ancora non c'è. E allora si attende, consolandosi con un'illusione, con un desiderio di parole - non quelle che sempre ci circondano, siano esse gridate o appena accennate, e nemmeno quelle che ci feriscono o ci lasciano indifferenti. Ci basterebbe anche una sola parola, ma carica di comprensione e consolazione: l'unica che immaginiamo possa arrivare da un'anima gemella solitaria come noi, tanto vicina al nostro sentire quanto le rime che ne riecheggiano l'affinità.