Come ancore
inchiodano
ai fondali deserti
della solitudine.
Fuori va una stagione
e con essa la vita
e come da un mare
le ascolti e le guardi passare –
ma come smorzato
è il rumore
del loro andare
dal flutto che sovrasta e separa –
come stinto
il colore
del loro migrare
dalla schiuma che cela e confonde...
Non ne hai che barbagli,
ne scorgi a tratti abbagli.
Colma l'anima il solo
peso dei tuoi sbagli.
Susanna Contadin
9 giugno 2009
A volte la vita ci sembra giunta ad un punto morto e di questo incolpiamo decisioni sbagliate che ci condannano alla solitudine e all'infelicità. In questa poesia parlo delle conseguenze di tali sbagli attraverso una serie di immagini marine: come ancore, i nostri errori ci bloccano nei fondali della tristezza, mentre intanto, stagione dopo stagione, ci scorre intorno una vita distante che non riusciamo ad afferrare. I flutti e la schiuma delle nostre paure ci impediscono infatti di appropriarcene e di apprezzarne i suoni ed i colori, relegandoci al ruolo di spettatori. Della vita che va senza attenderci percepiamo soltanto qualche cenno, ma anche allora l'anima rimane ferma, troppo appesantita dal ricordo dei suoi sbagli per potersene liberare ed andare avanti.